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DISCORSO E REALTA' DELL'UNIVERSO
GIAMBLICO ESEGETA DI ARISTOTELE
Anno: 2012
Pagine: 480
Prezzo: € 25,00
ISBN: 9788866000709
Codice catalogo: 557
Collana: Symbolon
Ambito di ricerca: Filosofia
GIAMBLICO ESEGETA DI ARISTOTELE
 
L’obiettivo di questo libro è quello di presentare e rendere fruibile per studiosi e uomini di cultura l’immagine di Giamblico quale esegeta di Aristotele. Tra i Commentari aristotelici perduti  di Giamblico di un solo si ha assoluta certezza in ordine alla sua effettiva esistenza, ed è quello alle Categoriae. Di Commentari ad altri scritti aristotelici si può solo ipotizzare un’esistenza o probabile o possibile, di alcuni addirittura improbabile, se non impossibile.
Giamblico costruisce la sua esegesi di Aristotele sulla base di quella che Simplicio chiama noera; qewriva, che ne costituisce quel­l’aspetto peculiare per cui il modello esegetico di Giamblico si distingue nettamente da tutti gli altri modelli esegetici anteriori o contemporanei. La noera; qewriva, che dalle fonti è ampiamente e inequivocabilmente attestata e riconosciuta in tutta la sua importanza, altro non è che una “visione intellettuale” unitaria, sulla quale Giamblico fonda la sua esegesi: essa costituisce il culmine speculativo a cui è riducibile di volta in volta l’essenza di quella teoria che il Commentatore ha fino a quel punto sottoposta alla sua esegesi. Bisogna, quindi, evitare di ritenere la noera; qewriva come un atto di natura diversa dalla stessa “comprensione razionale” di partenza, una sorta di “atto intellettivo” separato dal “discorso razionale” che lo precede e prepara, insomma una sorta di novhsi~ che trascende la diavnoia, per adottare una terminologia platonica. Confrontando, poi, l’esegesi di Giamblico con quella degli altri esegeti che compaiono nel corso di questo lavoro, e cioè Archita (= Ps-Archita), Boeto Peripatetico, Alessandro, Plotino, Porfirio, Ammonio, Elias, Filopono e Simplicio,  si è potuto constatare che la prima risulta intrecciata – in un senso ora attivo ora passivo a seconda che abbia esercitato influenza su altri o ne abbia subito a sua volta – con l’intera tradizione dei Commentatori aristotelici, e non solo, in un arco di tempo che abbraccia sette secoli di storia del pensiero antico, dal I a.C. al VI d.C. È lecito affermare che pressappoco tutti gli esegeti di Aristotele posteriori a Giamblico hanno dovuto fare i conti con l’esegesi di quest’ultimo, così come, del resto, lo stesso Giamblico ha dovuto farli con tutti gli esegeti di Aristotele che lo hanno preceduto, con la sola eccezione di Archita, che Giamblico ritiene, fonte e, quindi, predecessore di Aristotele, oltre che suo proprio modello dottrinale. Ma in realtà l’Archita di Giamblico altro non è se non l’Archita Neo-Pitagorico di età tardoellenistica, e del resto anche Giamblico è, in buona sostanza, un Neo-Pitagorico. Non bisogna, peraltro, dimenticare che intercorrono anche stretti rapporti dottrinali tra Giamblico e un altro importante esponente del Neopitagorismo, Nicomaco di Gerasa, cronologicamente posteriore allo Ps-Archita.